Oggigiorno, dalle storie di Instagram alla serie di Netflix, tutto è ‘suspense’.
Ma questo fenomeno, contrariamente a quanto si potrebbe pensare, ha origine lontane. E quello a cui assistiamo oggi, cioè la sua onnipresenza, è soltanto il risultato di una lunga evoluzione. La suspense, infatti, è una strategia narrativa antica.
Ma che cos’è la suspense? È “l’effetto risultante dall’immersione temporale e affettiva del lettore in una narrazione, al punto da generare in lui il desiderio di conoscerne gli esiti” (S. Calabrese, ‘La suspense’, Carrocci Editore, p. 7).
Se ne possono distinguere – in via generale – due tipologie. La prima è quella della suspense cognitiva. Ia seconda è quella delle suspense emotiva.
La suspense cognitiva è basata sull’impazienza che si verifichino degli eventi ampiamente pronosticati. La suspense emotiva produce invece un’attesa ansiosa su quanto si suppone che accada (S. Calabrese, ‘La suspense’, Carrocci Editore, p. 14).
Larga parte di epica classica fa un costante utilizzo della strategia cognitiva: il destino di Achille il lettore lo conosce con certezza già dal proemio dell’Iliade. L’ansia che lo tiene legato alla narrazione dipende dall’impazienza che il destino del protagonista si compia.
La suspense emotiva è invece fondata sulla strategia retorica dell’ellissi, cioè sulle omissioni. Serve ad alimentare nei lettori (oppure, negli spettatori) un grado elevato di incertezza e forme d’ansia apicali.
La prima strategia si è fatta via via più frequente ed ha acquisito dimensioni di genere grazie al successo delle detective stories di otto e novecento. La seconda si è sviluppata al suo massimo grado nel genere horror.
Ma la profusione di detective stories e l’attuale successo dei meccanismi di suspense – si pensi al successo del Montalbano di Andrea Camilleri – indicano come i lettori abbiano sempre più bisogno di possedere mappe cognitive e previsionali che consentano loro di raccogliere e narrativizzare le propria esperienza.
E a sfruttare questo bisogno pensano i pubblicitari e social media manager di tutto il mondo, attraverso le più svariate forme di campagne teaser: l’equivalente marketing del concetto di suspense.