La storytelling è una tecnica consolidata nella cultura d’impresa.
Può essere utilizzata per tutti gli stakeholder che questa cultura contribuiscono a creare: dipendenti, clienti e community. Certo, perché sia efficace, a pubblici diversi devono corrispondere storie diverse.
Me si tratta solo di una raffinata arte retorica applicata alla nostra era?
No, lo storytelling è molto di più. Le storie, infatti, non sono soltanto racconti attraenti costruiti per persuadere con la narrazione. Sono, piuttosto, azioni complesse che permettono di connettersi con i sentimenti, di guidare flussi di emozioni, di condividere credenze e di creare miti.
Ma cos’è cambiato con il digitale? Le tecnologie digitali, l’integrazione di diversi linguaggi mediali e le pratiche dei social media hanno reso possibile il digital storytelling. Con quali vantaggi? Almeno 5:
- costi più accessibili;
- maggiore facilità di utilizzo;
- maggiore adattabilità a contesti diversi;
- elevata interazione e co-autorialità;
- semplificazione della correzione e modifica dei contenuti.
E quale può essere il contributo della netnografia? L’identità degli utenti/consumatori può essere considerata come una narrazione di sé, così come accade per le pratiche che “manipolano” un brand/prodotto/servizio per costruire un’identità.
Questo è proprio il punto: grazie ad un approccio netnografico c’è la possibilità concreta di leggere queste narrazioni nel loro formarsi e modificarsi, nel contesto delle interazioni digitali sia dei singoli utenti tra di loro che all’interno di un contesto di brand: è il caso dei commenti ad un post di un prodotto su una pagina di marca.
E, per la netnografica, anche i gruppi producono narrazioni: un classico esempio è l’analisi netnografica applicata al geocaching, una caccia al tesoro in cui i partecipanti utilizzano un ricevitore GPS per nascondere/trovare box di differenti tipi e dimensioni, detti cache. Ogni posizionamento/ritrovamento di cache viene geolocalizzato, registrato online e corredato da fotografie e annotazioni.
I singoli, i gruppi, le community, i brand: tutti producono storie o contribuiscono a modificarle. E la netnografia può aiutare a leggerle al meglio, per garantire risultati di qualità alle ricerche di mercato in azienda – ad un costo accessibile e “live”.