Come siamo arrivati allo shopping di oggi?
Il processo è iniziato più di un secolo fa: ci sono i punti di riferimento per tracciarne da allora un profilo evolutivo. Per step. Come ha fatto per esempio una recente ricerca di McKinsey: Retail 4.0: The future of retail (giugno 2017).
1900 – Retail 1.0. Nel 1916 Piggy Wiggly apre il primo negozio con scaffali a vista, sistemati in modo da creare un itinerario ideale all’interno del negozio. Cosa cambia rispetto all’approccio tradizionale? Sono i clienti a servirsi in autonomia dei prodotti, ognuno dei quali è dotato di un cartellino con il relativo prezzo. Il concetto di supermercato riscuote un tale successo che Piggy Wiggy lo brevetta nel 1917.
1960 – Retail 2.0. Mezzo secolo più tardi, nel 1962, Walmart apre in Arkansas il primo ipermercato. E l’anno successivo è la volta dell’Europa: viene inaugurato il primo punto vendita Carrefour, a Parigi. Il nuovo concept è “everything-under-one-roof”: vendere qualsiasi cosa su di un’unica grande superficie di un solo piano.
1990 – Retail 3.0. Negli anni ‘90 inizia a farsi strada il concetto di quello che oggi conosciamo come eCommerce. E, nel 1994, arriva Amazon. Il sito, partito dalla vendita online di libri, presto diventa un’industria della logistica e del commercio. Il concetto di base è ridurre i costi della distribuzione ottimizzando la disponibilità dell’offerta. Non solo: le opinioni e i gusti vengono capitalizzati per essere messi a disposizione di altri clienti attraverso i sistemi di valutazione e reviews.
2010 – Retail 4.0. Arriva la distribuzione multicanale (o omnicanale). E arriva per allinearsi all’evoluzione degli shopper: vivono una doppia vita analogica e digitale, usano tanta tecnologia fissa e mobile, sono influenzati non solo dai media tradizionali ma anche dalle interazioni online. Il Retail 4.0 porta quindi soluzioni ibride e convergenti. Si compra online e si ritira in-store, si sceglie in-store e si ordina online. Aprendo la strada al trionfo delle soluzioni crosscanale.
Soluzioni “cross”, queste, che poi sono quelle che stiamo vivendo e usando in questo 2017 di (rinnovati) record di vendite online e soluzioni (creative ma quantitative) sempre più “miste” per generarle.